I primi ostacoli, quando lavoravo all’interno dell’azienda prima di diventarne freelancer per mia volontà, erano evidenti: nell’azienda non c’era una vera e propria coscienza della figura del Social Media Manager, non c’erano materiali su cui lavorare e i social erano considerati come un qualsiasi altro canale di recruiting. Il budget per le inserzioni era inesistente o rasente il minimo consentito da Facebook Ads.

Tutta la comunicazione che ho compiuto aveva quindi due obiettivi: potenziare il recruiting e aumentare la brand awareness. Le persone che lavorano all’interno di Proemozioni e che vedono come lavora l’azienda devono poter sentirsi a casa.

Perciò le KPI del primo progetto non sono state Ie interazioni ma i contatti acquisiti tramite la pagina. Quotidianamente i canali social ricevevano candidature spontanee e richieste di contatto con l’azienda.

E dal punto di vista del branding, i lavoratori si sono sentiti rispecchiati con la rubrica #lavoraredaProemozioni, rubrica che metteva al centro il lavoratore e il clima aziendale.