Il Digital Detox, cosa è e perchè lo adoriamo

social media manager valerio gigante

Nel mondo del web e del social media marketing, i neologismi si sprecano, tutti nati per spiegare qualcosa che solo all’interno di internet può accadere: troll, buzz, flame e altri ancora. Ce ne è uno nuovo in giro, Digital Detox, che pur nascendo da internet…vorrebbe che ve ne staccasse.

Il Digital Detox è una cagata pazzesca

Citando il Guru (o meglio, l’Nguru) del digital marketing campano, il Digital Detox è quello che per Fantozzi era la corazzata Potemkin: una cagata pazzesca. Ecco in cosa consiste: un periodo di disintossicazione (detox) dal mondo digitale, che siano i social, internet o il semplice wi-fi dal telefonino.

Perché uno non ce la fa più a vedere condivise notizie farlocche per il crescente analfabetismo funzionale; perché il web ci assorbe troppo; perché passi le notti a guardare video di gattini. Insomma, la convinzione dietro a questa scelta è che il web ci stia danneggiando e che abbiamo bisogno di curarcene. Solo che questa disintossicazione è come la medicina omeopatica: “funziona”.

internet anni 80

Rimpiangete i veri pixel di Google? Digital detox anche per voi!

Chi lo pubblicizza è digital, altrimenti a che pro?

La verità di fondo è che se hai bisogno di disintossicarti dal web significa che ne sei pieno fino al collo. E che ti è piaciuto usarlo, finché vedevi solo quello che ti conveniva. I più grandi estimatori del digital detox sono proprio i professionisti del web, anche in Italia.

 

E’ come se il vincitore del primo posto per “mangiatore di carne” dell’anno decidesse di diventare vegano per un mese e lanciarvi insalata ogni volta che vi vede

 

Quindi la situazione è questa: lavoriamo nel web, ci mangiamo con i target, gioiamo delle condivisioni, però ci sentiamo di dovercene disintossicare. Sia chiaro, il bisogno di staccare perfino dalla proprie passioni è un desiderio innato dall’animo umano, nato dalla maggiore bellezza percepita nell’ignoto. Non sappiamo cosa potremmo trovare nel periodo di disintossicazione e questo ce lo rende più eccitante.

Va bene così. Fateci tutti gli hashtag che volete e le foto con case di campagna dietro. Viva il #digitaldetox, che adoriamo perché ci permette di ricordare che esiste il mondo offline quando ogni giorno lavoriamo con quello online. Fateci pure un sito, tra la parodia e la realtà. Magari però finisse qui.

Sapete che esiste pure la versione Lite?

Dopo che lo sputtanamento del #digitaldetox è avvenuto un po’ da tutte la parti, c’arriva la versione lite, tipo la Coca Cola Zero che in realtà ti fa male lo stesso. Questa volta consiste nel nascondere dal news feed di Facebook tutti i contenuti che non ti gustano, anche se vengono da persone o pagine con cui sei in contatto. In pratica, magari c’hai ancora l’amicizia o il like, però no che schifo, mica voglio guardare tutto, evitiamo le cose con cui non sono d’accordo, mi pare ovvio. Via tutti, vi posso assumere solo a dosi!

digital detox

Via, cavo ethernet, via! ph. di Davide Arena

Ogni volta che vedi nel tuo news feed qualcosa che non ti piace lo nascondi, ma non recidi il legame con la persona che l’ha condiviso, perché altre cose che lui mette su Facebook ti piacciono e ti convengono. Io la chiamerei digital ipocrisia. Ed è anche un atteggiamento che equivale a sputare nel piatto su cui i digital marketers mangiano.

A causa infatti dell’algoritmo di Facebook, molte volte ci troviamo invasi da link, condivisioni, foto di cui magari non ce ne frega nulla. Ma è proprio questa l’essenza della viralità, pilastro su cui il web marketing si appoggia. Sponsorizzate, ads, call to action non sono altro che modi per simulare viralità per il proprio contenuto.

E’ ciò che i mezzi tradizionali non possono fare. Se allora leviamo tutto ciò che non vorremmo mai vedere, ciò che nella nostra presupponenza riteniamo essere il nostro unico interesse sul web, allora perché non toglierci direttamente dai coglioni e fare tanto digital detox con una casa in campagna e un buon tavernello?

Il digital detox è quella cosa che adoriamo perché ci permette di ricordarci che potremmo diventare macrobiotici se solo lo volessimo. Poi però, la foto per Instagram del polpettone della nonna non la fai?